ONE HAPPY FAMILY ATHENS

“UN’ALTRA COOPERAZIONE” È POSSIBILE

Lavorare “con le persone, non per le persone” è il motto di OHF

Scoprire quanto lo prendessero sul serio è stato per Maps l’inizio di un viaggio molto lungo e profondo

Un viaggio che continua

La storia dell’associazione One Happy Family racconta senza mezzi termini lo spirito delle persone che l’hanno fondata  e la loro idea di accoglienza. Quando nel 2015 l’isola greca di Lesbos è stata raggiunta da un numero eccezionale di persone che fuggivano dalla guerra in Siria e da altri contesti a rischio, è risultato evidente come le strutture approntate per l’accoglienza istituzionale fossero insufficienti ed inadeguate per la situazione che si andava generando.

Un gruppo di ragazzi, provenienti principalmente dalla Svizzera sono quindi partiti per offrire il proprio aiuto, spontaneamente. E si sono posti al servizio di coloro i quali avevano bisogno senza immaginare quali questi bisogni potessero essere e, quindi, senza portare soluzioni preconfezionate. Ma soprattutto avevano chiaro che volevano interagire con loro alla pari, lontano dai modelli stigmatizzanti e disumanizzanti del meccanismo istituzionale. 

Nacque così un Community Center autonomo, separato dal Centro di Accoglienza di Moria – tristemente noto per le condizioni di vita in cui stazionavano i migranti e poi distrutto nell’incendio del 2020 -, costruito dal nulla insieme ai migranti stessi e nel quale via via sono nati una scuola, un piccolo shop per beni di prima necessità, spazi di gioco per i bambini, un’  officina per la riparazione di telefoni, apparecchi elettrici e biciclette, un parrucchiere, un bar, un orto, un laboratorio per corsi e attività di fotografia e molto altro Il tutto coordinato dalla collaborazione paritaria tra volontari espatriati, altre ONG che si univano e davano il loro contributo con servizi specifici e community volunteers, persone migranti che offrivano il proprio tempo ed il proprio contributo.

MAPS entra in contatto con OHF quando l’emergenza sull’isola, almeno numericamente, è rientrata, le macerie del campo di Moria hanno portato nuove politiche nella regolamentazione dell’accoglienza e un nuovo campo, Kara Tepe, a pochi metri dal Community Center di OHF. E soprattutto quando nei membri di OHF emerge la necessità di ripensare il modo in cui l’intero progetto di sostegno ai migranti è stato portato avanti fino a quel momento, anche alla luce delle nuove sfide poste dai cambiamenti contestuali, da un’organizzazione più ampia e complessa, e dal costante desiderio di offrire aiuto lavorando con le persone in modo efficace.

A partire dall’analisi di sistema di MAPS, è nata una collaborazione consulenziale che ha portato ad elaborare un piano per lo spostamento del progetto principale, il Community Center, da Lesbos alla capitale Atene dove il bisogno è in continua crescita, rafforzando l’unione tra il Board Svizzero dell’associazione con lo staff impegnato sul terreno e soprattutto cercando costantemente un equilibrio che permetta di non tradire lo spirito iniziale di lavorare fianco a fianco con i migranti nonostante tutte le sfide organizzative, contestuali e culturali che questo comporta.

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